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Atlante occidentale di Del Giudice

– Daniele Del Giudice, 2012 – Einaudi – pp. 173 – € 11,00.

 

Dove con estrema raffinatezza si sviluppa un dialogo tra ragione e scrittura, scienza e caducità umana, speranza e consapevolezza. Daniele Del Giudice, un grande scrittore e pertanto non per tutti.

[…] So che c’è un tempo delle emozioni che non va assolutamente con questo tempo, e senza emozione mi pare che una cosa non sia intera, che non si fissi nella memoria, che non riuscirò a ricordarla. [p.52]

Per trent’anni della mia vita ho lavorato con grande passione, ho scritto tutti i giorni, bevendo molta acqua e facendo pipí di conseguenza, ciò che mi ha assicurato un’ottima funzionalità renale. Sono stato felice, veramente felice, anche nei momenti piú terribili, quando senti che un libro ti abbandona, o ti caccia via, e tu sei cosí triste che tutto sembra uguale a tutto, e perfino decidere un capoverso è difficile, e poi il mattino dopo il libro ti riprende con sé, e tu non ti rendi nemmeno conto di cosa sia successo. Credo di non attribuirmi grande merito se mi sembra di aver attraversato la scrittura in tutte le sue forme, nei modi che potevo. Oggi ne sono uscito fuori, con altrettanta felicità. Ho sempre atteso, per tutta la mia vita, che lo scrivere e il raccontare storie avessero una trasparenza anche per me; questo momento è arrivato, non vorrei sciuparlo facendo dei pasticci.

 

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