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L’ordine del tempo di Rovelli

 

– Carlo Rovelli, 2017, – Adelphi – pp. 207 – € 14,00.

Dove si può scoprire quanto il tempo sia superfluo tanto da non esistere affatto nell’ordine d’esistenza dell’universo.

«Tutti i figli di Adamo formano un solo corpo,
sono della stessa essenza.
Quando il tempo affligge con il dolore
una parte del corpo
le altre parti soffrono.
Se tu non senti la pena degli altri
non meriti di essere chiamato uomo.»
[Sa‘dī di Shiraz, versi all’entrata del palazzo O.N.U.]

«Ricapitolo il lungo tuffo all’ingiù che è stata questa prima parte del libro. Il tempo non è unico: c’è una durata diversa per ogni traiettoria; passa a ritmi diversi secondo il luogo e secondo la velocità. Non è orientato: la differenza fra passato e futuro non c’è nelle equazioni elementari del mondo, è un aspetto contingente che appare quando guardiamo le cose trascurando i dettagli; in questa sfocatura il passato dell’universo era in uno stato curiosamente peculiare. La nozione di presente non funziona: nel vasto universo non c’è nulla che possiamo ragionevolmente chiamare presente. Il sostrato che determina le durate del tempo non è un’entità indipendente, diversa dalle altre che costituiscono il mondo; è un aspetto di un campo dinamico. Questo salta, fluttua, si concretizza solo interagendo e non è definito al di sotto di una scala minima… Cosa resta del tempo? “Meglio che getti a mare l’orologio che hai al polso e cerchi di capire che il tempo che vuole catturare non è altro che il movimento delle sue lancette…”. Entriamo nel mondo senza tempo. [pagg. 81-82]

«Ma non è l’assenza che provoca dolore. Sono l’affetto e l’amore. Se non ci fosse affetto, se non ci fosse amore, non ci sarebbe il dolore dell’assenza. Per questo anche il dolore dell’assenza, in fondo, è buono e bello, perché si nutre di quello che dà senso alla vita.» [p.85]

«[…] si chiama «non-commutatività» delle variabili quantistiche, perché posizione e velocità «non commutano», cioè non si possono scambiare di posto impunemente. La non-commutatività è uno dei fenomeni caratteristici della meccanica quantistica. La non-commutatività determina un ordine, e quindi un germe di temporalità, nella determinazione di due variabili fisiche. Determinare una variabile fisica non è un’operazione innocua, è interagire. L’effetto di queste interazioni dipende dal loro ordine, e questo ordine è una forma primitiva di ordine temporale.» [p.121]

«a livello fondamentale il mondo è un insieme di accadimenti non ordinati del tempo. Questi realizzano relazioni fra variabili fisiche che sono a priori sullo stesso piano. Ciascuna parte del mondo interagisce con una piccola parte di tutte le variabili, il cui valore determina “lo stato del mondo rispetto a questo sottosistema”». [p.135]

«A far girare il mondo non sono le sorgenti di energia, sono le sorgenti di bassa entropia. Senza bassa entropia, l’energia si diluirebbe in calore uniforme e il mondo andrebbe al suo stato di equilibrio termico, dove non c’è più distinzione fra passato e futuro, e nulla avviene. Vicino alla Terra abbiamo una ricca sorgente di bassa entropia: il sole. Il sole ci invia fotoni caldi. La Terra irradia poi calore verso il cielo nero, emettendo fotoni più freddi. L’energia che entra è più o meno eguale a quella che esce, quindi nello scambio non guadagniamo energia (se ne guadagniamo è un disastro per noi: è il riscaldamento climatico). Ma per ogni fotone caldo arrivato, la Terra emette una decina di fotoni freddi, perché un fotone caldo dal sole ha la stessa energia di una decina di fotoni freddi emessi dalla Terra. Il fotone caldo ha meno entropia dei dieci fotoni freddi, perché il numero di configurazioni di un solo fotone (caldo) è più basso del numero di configurazioni di dieci fotoni (freddi). Quindi il sole è per noi una ricchissima fonte continua di bassa entropia. Abbiamo a disposizione abbondanza di bassa entropia, ed è questa che permette alle piante e agli animali di crescere, a noi di costruire motori, città, pensieri, e scrivere libri come questo.» [p.138]

«È il crescere dell’entropia dell’universo che trascina la grande storia del cosmo.» [p.139]

«Impedimenti che ostacolano e quindi rallentano l’aumento dell’entropia sono ovunque nell’universo. Nel passato per esempio l’universo era sostanzialmente un’immensa distesa di idrogeno. L’idrogeno può fondere in elio, e l’elio ha entropia più alta dell’idrogeno. Ma perché questo possa avvenire è necessario che si apra un canale: si deve accendere una stella, e lì l’idrogeno comincia a bruciare in elio. Cosa accende le stelle? Un altro processo che fa aumentare l’entropia: la contrazione dovuta alla gravità di grandi nuvole di idrogeno che veleggiano per la galassia. Una nuvola di idrogeno contratta ha entropia più alta di una nuvola di idrogeno dispersa. Ma per contrarsi le nuvole di idrogeno a loro volta impiegano milioni di anni, perché sono grandi. E solo dopo che si sono concentrate arrivano a scaldarsi al punto di accendere il processo di fusione nucleare che apre una porta alla possibilità dell’entropia di crescere ulteriormente trasformando l’idrogeno in elio.» [p.140]

«La vita è questa rete di processi di aumento di entropia che si catalizzano a vicenda.» [p.141]

«Siamo processi, accadimenti, compositi e limitati nello spazio e nel tempo […] ciascuno di noi si identifica con un punto di vista sul mondo. Il mondo si riflette dentro ciascuno di noi attraverso una ricca gamma di correlazioni essenziali per la nostra sopravvivenza. Ciascuno di noi è un processo complesso che riflette il mondo e ne elabora le informazioni in maniera strettamente integrata.» [p.149]

«È nella mia mente, allora, che misuro il tempo. Non devo permettere alla mia mente di insistere che il tempo sia qualcosa di oggettivo. Quando misuro il tempo, sto misurando qualcosa nel presente della mia mente. O il tempo è questo, o non so cosa sia. (Agostino, Libro XI delle confessioni) [p.154]

«Siamo storie, contenute in quei venti centimetri complicati dietro ai nostri occhi, linee disegnate da tracce lasciate dal rimescolarsi delle cose del mondo, e orientate a predire accadimenti verso il futuro, verso la direzione dell’entropia crescente, in un angolo un po’ particolare di questo immenso disordinato universo. Questo spazio, la memoria, insieme al nostro continuo esercizio di anticipazione, è la sorgente del nostro sentire il tempo come tempo, e noi come noi.» [p.160]

«[…] Soffriamo il tempo. Il tempo è dolore.» [p.161]

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