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La chimera di Vassalli

 

 

 

 

– Sebastiano Vassalli, 2015 – BUR – pp. 361 – € 13,00.

In un affresco prodigioso  in cui s’alternano preti impostori, vescovi santi, inquisitori lividi, contadini sospettosi, camminanti, schiavi chiamati d’altro nome, donne schiacciate, piegate dalla vergogna d’esser tali – in questo narrare, sospeso tra romanzo e saggio storico, Vassalli raffigura il microcosmo di una insignificante realtà rurale quale Zardino proiettandolo nel macrocosmo della natura umana. Brutale, crudele, credulona, ignorante. E su varie stratificazioni i caratteri dell’umana natura vengono messi in luce attraverso le parole e le esistenze di donne e uomini. Vittima sacrificale Antonia, emblema della donna libera che sceglie di vivere, colpevole della sua bellezza e della sua libertà, carattere non concesso alle donne nel 1600 e mal visto anche nella contemporaneità. Interessi miseri di misere botteghe s’intrecciano affinchè la soluzione, l’unica possibile, comoda a tutti, sia quella di condannare al rogo la ragazza, per stregoneria. Accusa dalla quale era impossibile allora svincolarsi. Un marchio, così come la calunnia e la maldicenza adesso marchiano a fuoco. E se di fuoco vivido e crepitante non si tratta più, rimane il fuoco dell’emarginazione, della ghettizzazione, del diverso da mettere alla gogna o all’angolo, per non venire coinvolti, da questa pericolosa diversità. La crudeltà narrata da Vassalli del 1600 con mezzi diversi si manifesta oggi. La natura umana rimane, così come allora, affascinata dal male, perché più semplice da raggiungere, e ad esso si acquieta.

 

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