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L'incanto delle lettere



Per quanto potrà resistere al tempo un foglio di carta scritto a mano, per quanto potrà l’inchiostro essere riconoscibile, e quanti occhi si poseranno su di esso, riuscendo a comprenderne il significato?
Una lettera sopravvive al suo autore, talvolta anche al destinatario. Accade. Accade che passi di mano in mano, e che ogni volta, a questo passaggio, a questo rituale ancestrale che vuole inconsapevolmente sfuggire alla morte, le dita che afferrano il foglio, incuranti del peso delle parole che contiene, lo sgualciscano, lasciando che il sudore che le pervade inizi l’inevitabile corrosione della sua natura. Il logorio del tempo che, attraverso mani umane, borbotta su quel residuo d’esistenza nel quale si è creduto, nella più ingenua delle illusioni, di nascondere il gravare di una vita. Ci affidiamo alle lettere, leggere, che facilmente puoi nascondere piegandole dentro un taschino, accartocciarle, farne piccole palle da masticare perfino. Ci affidiamo alle lettere con la speranza di scaricare la nostra quotidianità in poche parole, per ripresentarci al nuovo giorno. Ci affidiamo alle lettere, e a quei fogli stropicciati, inesorabilmente vittima dell’oblio, come noi del resto, per sfuggire al tempo in un paradosso che è soltanto proprio degli umani.

(da “Stralci di lettere”)

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