Io non ci volevo venire, di Roberto Alajmo
– Roberto Alajmo – Sellerio – pp. 320 – € 15,00.
Dove latita l’investigatore arguto e pieno di astuzie e buon senso che giunge in un batter d’occhio alla soluzione, dove si rielabora l’Idiota di Dostoevskjiana memoria in salsa pelermitana, dove una famiglia sgarrupata riesce a metter luce nella districata matassa di eventi grotteschi, dove si ride di gusto per alcune trovate di classe, dove il sostrato urbano del capoluogo siculo viene nobilmente tranciato a filo di ironia, dove il boss di quartiere assurge a sommo coglione della vicenda (cosa sempre auspicabile ma poco realizzata), dove Alajmo ci regala un particolare squarcio d’umanità isolana.
Massimiliano Città
Massimiliano Città, nasce in quel di Cefalù (chè Castelbuono, dove la famiglia risiede, non ha ospedali e le levatrici hanno smesso d’esser tali) in un’afosa giornata di luglio del 1977 con un blues in Eb sulla pelle. Inciampa e si rialza nel cortile di nonna, dove fantasmi e amici iniziano ad affollare la mente. Viaggia da solo. Cresce artisticamente nel gruppo Kiroy, accolita palermitana di scrittori, pittori e musici. Nel 2004, sotto lo pseudonimo di VagabondoEbbro, pubblicato da CUT-UP Edizioni di La Spezia, esce il racconto «Delirio di un Assassino», inserito nella raccolta “Lost Highway Motel”. Ha pubblicato «Keep Yourself Alive» (2009, Lupo Editore), «Tremante» (2018, Castelvecchi) «Rumori» (2017, Bookabook), «Incisioni» (2023, L’Erudita) e «Agatino il guaritore» (2024, Il ramo e la foglia). Sul blog massimilianocitta.it conduce periodicamente alcune rubriche letterarie tra cui «Cinque domande, uno stile».