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Sul valore delle parole, delle firme e dei silenzi

 

Una comunità silenziosa si potrebbe pensare sia la migliore da amministrare. Garbata, sempre col sorriso, ospitale. Tutte caratteristiche che allo specchio vanno mostrate per sentirsi migliori. Così nel silenzio educato, proprio di una comunità tra le migliori, passa l’ennesima ordinanza sindacale sulla viabilità estiva. Coperta dalla più che legittima avversione alle sfreccianti e incontrollate bici elettriche che sul corso fanno a gara a chi sprinta più velocemente, passa nuovamente uno dei cavalli di battaglia del nostro sindaco: il divieto di transito per le auto adibite al trasporto disabili, sancito per alta imposizione, rigorosamente, non si sgarri, dalle 19:00 alle 02:00.
A chi non è del luogo potrebbe anche sfiorare l’idea che cotanta ordinanza sia gradevole, in perfetto abbinamento con la gradevolezza del paesello, potrebbe qualcuno perfino batter con educazione i palmi delle mani e plaudire all’iniziativa di civiltà riproposta dall’amministrazione per permettere un’educata passeggiata lungo il corso ma…
Ma ci sono parole, alcune dal peso storico, sancite, scolpite nel diritto, da cui altre discendono a preservare le libertà che qualcuno ostinatamente si ostina a calpestare. Un articolo, un codicillo che “‘nsia mai“, non potrebbe avere l’importanza dell’ordinanza calata dall’alto recita:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Bisognerebbe ribadirlo, come un Mantra, perché la memoria è labile, corta, anche in seno a una comunità educata, garbata. E silenziosa.
Bisognerebbe spiegare anche a quel forestiero compiaciuto di cotanta civiltà che al paesello la quasi totalità dei luoghi di ritrovo, in cui si svolgono le attività sociali e culturali che concorrono al pieno sviluppo della persona umana, è dislocata lungo il corso. Libertà sospese, come il caffè, come dalle 19 alle 02 della notte è per il principio costituzionale in questo splendido ed educato paese che qualcuno ha sistemato (o vuol fare) a sua immagine e somiglianza: un disabile non potrà sorbire un delizioso gelato nella piazza principale o potere ascoltare le parole, in versi e musica, che riempiono i palchi nel centro. Certo, andrebbe ringraziata l’amministrazione per l’educazione alimentare che propone con tale ordinanza. Dalle 19 alle 02 non si cena fuori, niente pizza con gli amici o parenti; minestra larga larga rigorosamente rinchiusi tra le mura di casa.
E ci sono evidentemente, in questo bel sistema paese, firme e firme. Firme che pesano, e quanto verrebbe da dire, firme che proiettano verso nuove e brillanti sindacature e firme che invece vengono gettate nel cesso, senza lasciarne traccia alcuna.
Qualche anno fa, con un gruppo di persone che spontaneamente si affacciò al banchetto che avevamo messo in piazza, si sono raccolte delle firme per chiedere civilmente che l’ordinanza di allora, simile a quella dei giorni presenti, venisse modificata, permettendo il transito delle vetture munite di pass con la persona disabile a bordo, affinché quella stessa persona potesse essere accompagnata lì dove gli era necessario andare. Si sono raccolte 650 firme, tutte al cesso, con sciacquone tirato più volte.
Sulla questione cavillosa della temporaneità del provvedimento, cui qualche ligio e silenzioso cittadino potrebbe appellarsi, la norma parla chiaro. La temporaneità è prevista in caso di manifestazioni straordinarie (manifestazioni religiose, sportive…) non si ravvede una temporaneità ogni giorno per tutta l’estate alla solita ora, ma semplicemente una temporanea negazione del diritto.
In quest’occasione, gravato da una stanchezza fisica e mentale, non mi schiererò sotto la canicola a raccogliere firme per il gusto di farle rigettare nuovamente al cesso. Al netto di qualche voce che potrebbe sollevarsi leggiadra additandomi come portatore d’acqua per una qualche parte politica, prima di arrivare a queste scarne righe, ho cercato di dialogare senza clamore né voglia di suscitarne. Ho cercato le parti (non per ovvie ragioni il sindaco, avendo avuto cura di lasciarmi nel cesso con tutti gli altri), ho provato a dir loro che, come allora, anche questa volta un’ordinanza di tale portata è viziata dall’illegittimità, ma senza evidenti modifiche e integrazioni. Nel più ostinato silenzio per una comunità silenziosa. Forse è giusto che sia così. O forse no. Niente clamori dunque.
Solamente parole, stavolta messe in fila, una dietro l’altra nelle migliori delle mie possibilità. Indirizzate al prefetto e per conoscenza al garante della costituzione, Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, di quella repubblica che ha il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Cordialmente e in silenzio,
buona estate a tutti, quasi tutti.

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