Skip to content

Bach di Eiras

“Avanscoperta” ospita lo scrittore portoghese Pedro Eiras e la sua interessantissima raccolta di racconti dal titolo “Bach” (2022, Il ramo e la foglia edizioni, pp. 160 € 15,00 tradotto da Michela Graziani).

14 racconti che si muovono sulle linee di un ideale pentagramma bachiano. Un tessuto di voci contrappuntistico ci conduce ad esplorare il mondo del grande compositore. Ricostruendo agli occhi del lettore un’ambientazione di grande fascino. Grazie alla redazione de “Il ramo e la foglia edizioni” abbiamo la possibilità di leggere le considerazioni dell’autore sulla scrittura e in particolar modo sul suo rapporto con Bach.

Il contributo che leggerete in lingua originale con la traduzione in calce è il risultato di un’intervista di presentazione all’uscita del libro e alcune considerazioni dell’autore rilasciate espressamente per questa rubrica.

***

Sou professor de literatura portuguesa na Faculdade de Letras do Porto. Quer dizer, sou um leitor, e tento ensinar os meus estudantes a lerem melhor: a lerem mais devagar, a interrogarem as palavras com toda a atenção. Acho que os livros são labirintos infinitos: nunca param de colocar questões. E, claro, sou um escritor – com obras de ficção, poesia, teatro, ensaio, e outros géneros mais difíceis de classificar. Leio para escrever, ensino para aprender, e, como Borges, penso que o mundo é uma imensa biblioteca (os meus autores são tantos, tantos, que não cabem nesta resposta…). Não sou um músico, nem um musicólogo, nem um professor de análise ou composição ou história da música… Sou um ouvinte – um ouvinte apaixonado. Há trinta anos que ouço Bach praticamente todos os dias. Enquanto respondo a esta entrevista, estou a ouvir uma belíssima ária da cantata BWV 36… E é como regressar a casa: Bach é um lugar em que me encontro comigo mesmo, onde ouço o pulsar da minha vida.

Que pode um escritor dizer sobre a sua escrita – senão palavras, palavras, e mais palavras?

Estranho ofício, este: usarmos palavras que não nos pertencem, que já existiam quando nós nascemos, palavras mais antigas do que nós, palavras cheias de tempo. Mas também: usarmos essas palavras de uma nova maneira, encontrarmos uma voz que nos pertença, que seja parecida connosco.

Escrevi Bach com palavras muito antigas, com vozes de outros séculos. Tentei prestar muita atenção: ouvir a voz de Anna Magdalena, viúva de Johann Sebastian Bach; a voz comovida de Esther Meynell, biógrafa de Bach; as vozes intensas de Danièle Huillet e Jean-Marie Straub, realizadores de uma Pequena Crónica de Anna Magdalena Bach; as vozes de Glenn Gould, de Leibniz, de Etty Hillesum. E o silêncio.
No fim, terei ouvido a minha própria voz?

***

Sono professore di letteratura portoghese alla Facoltà di Lettere di Porto. Voglio dire, sono un lettore, e cerco di insegnare ai miei studenti a leggere meglio: a leggere più lentamente, a interrogare le parole con tutta l’attenzione. Credo che i libri siano labirinti infiniti: non smettono mai di porre domande. E, chiaro, sono uno scrittore – con opere di finzione, poesia, teatro, saggistica, e altri generi più difficili da classificare. Leggo per scrivere, insegno per apprendere, e, come Borges, penso che il mondo sia una immensa biblioteca (i miei autori sono tanti, tanti, che non rientrano in questa risposta…). Non sono un musicista, né un musicologo, né un professore di analisi o composizione o storia della musica… Sono un ascoltatore – un ascoltatore appassionato. Ascolto Bach da trenta anni praticamente tutti i giorni. Mentre rispondo a questa intervista, sto ascoltando una bellissima aria della cantata BWV 36… E è come tornare a casa: Bach è un luogo in cui mi incontro con me stesso, dove ascolto il pulsare della mia vita.

Che cosa può dire uno scrittore sulla propria scrittura? – se non parole, parole e ancora parole?
Strano mestiere, questo: usare parole che non ci appartengono, che già esistevano quando siamo nati, parole più vecchie di noi, parole piene di tempo. Ma anche: usare queste parole in un modo nuovo, trovare una voce che ci appartiene, che sia simile a noi.
Ho scritto Bach con parole molto antiche, con voci di altri secoli. Ho cercato di prestare molta attenzione: ascoltare la voce di Anna Magdalena, vedova di Johann Sebastian Bach; la voce commossa di Esther Meynell, biografa di Bach; le voci intense di Danièle Huillet e Jean-Marie Straub, direttori di una Piccola Cronaca di Anna Magdalena Bach; le voci di Glenn Gould, di Leibniz, di Etty Hillesum. E il silenzio.
Alla fine, avrò sentito la mia voce?

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.