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Carmela Scotti

Ospite di “Cinque domande, uno stile” è la scrittrice Carmela Scotti. Esordisce con “L’imperfetta” (2016, Garzanti) cui segue “Chiedi al cielo” (2018, Garzanti) fino al recente “La pazienza del sasso” (2021, Garzanti).

Carmela Scotti

 

Quando accade, quando un’idea, l’Idea, giunge e prende forma, si rappresenta nel suo immaginario, pronta ad essere modellata per diventare una storia, che sensazione si prova?
Di solito quell’idea è una sorta di luminescenza intravista sotto una superficie trasparente, e c’è bisogno di estrarla, come un minerale, per capire che forma abbia, se, oltre alla luce lattiginosa che emana, abbia anche un valore, se sia autenticamente preziosa. Una volta capito che l’idea è l’IDEA, l’Eureka di Archimede, allora è euforia, la sensazione di essere arrivata dove ho sempre voluto stare.

la pazienza del sasso

La consapevolezza che la parola appena scritta costituisca la conclusione di un racconto è evidente o necessaria?
Entrambe. È evidente perché quella parola rappresenta la parte finale dell’imbuto, la confluenza di tutta la narrazione nel punto migliore da cui osservarla mentre decanta, ed è necessaria perché forzando oltre si rischierebbe di aggiungere un pezzo di troppo che sbilancia la struttura, rischiando il crollo verticale.

C’è stato, nel suo percorso di vita, netto e distinto, un momento di scelta in cui ha affermato a se stessa “devo scrivere?”
Non c’è stato un momento, ma un suggerimento che mi veniva dalla mia ossessione per la lettura. Fin da piccola ho sempre letto ogni parola scritta mi si parasse davanti, fossero pure le istruzioni di un frullatore. Questo mi ha suggerito che forse potevo addirittura osare scavalcare quella soglia e provare a vedere come si sta dall’altra parte, nel laboratorio silenzioso delle storie.

Chiedi al cielo

Lo stile è un passaggio che ciascun autore percorre, può in qualche modo divenire un vincolo?
È certamente un vincolo, qualcosa che ti “lega” ma un vincolo, se usato nel modo giusto, diventa la strada maestra da seguire, l’unica che non ti condurrà al burrone, che ti permetterà di trovare, percorrendola, tutti gli elementi di cui hai bisogno per dare la giusta forma alla tua storia.

 

In quale misura crede che la letteratura oggi riesca ad incidere nella società e con quale forza lo scrivere costituisca un gesto politico?
Lo scrivere è a tutti gli effetti un atto politico e rivoluzionario, perché mette la fantasia (nella sua accezione più ampia) al potere. Anzi, per dirla meglio, scrivere BENE è un atto politico, scrivere male è un atto scellerato, reazionario, fuori da ogni logica. La letteratura incide nella società nella misura in cui ci sottrae certezze e ci spinge a farci domande, a maturare dubbi, a evolvere come esseri pensanti.

L'imperfetta

 

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