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La mossa del matto di Barbaglia

– Alessandro Barbaglia, Mondadori – pp. 192 – € 19,00.


«I miti sono caos, meraviglia e metamorfosi; non hanno nulla a che fare con la logica.», dice Barbaglia nel suo sorprendente romanzo “La mossa del matto”, eppure la logica è il mordente del gioco dei Re. La guerra intellettuale più cruenta che un giocatore possa mettere in atto.
Incentrato sulla controversa e, senza dubbio, bizzarra figura del geniale campione di scacchi americano, Bobby Fischer, che spodestò la scuola sovietica fino ad allora dominante sul piano internazionale, il romanzo è un intreccio singolare di melanconia, mito e leggenda.
«Io sono il figlio del dolore. Strappato dalla mia infanzia, gettato nudo dentro un’ossessione, ficcato intero nello Stige bollente di sangue.», il mito. Achille è il dolore di un destino che conosce bene e non per questo evita.
«Noi siamo anche la nostra ombra. Non siamo affascinati dai mostri, semplicemente, nei mostri, riconosciamo una parte di noi.», la leggenda di un personaggio alieno al mondo quale Fischer è stato.
«La vita è sempre una cosa che a un certo punto t’inchioda con questa terra scollata che sono i ritorni.», la melanconia dell’autore che, muovendo i pezzi di una scacchiera così apparentemente distante, si ritrova a ridisporre tasselli della memoria più intima, scoprendo le crepe.
«Le storie esistono perché alla vita mancano dei pezzi. È la stessa ragione per cui i fiumi scorrono: da qualche parte manca un pezzo, il terreno s’inclina, permette all’acqua di scivolare, di incontrare il mare. »
«Che inganno che è la vittoria. Che illusione che è. Che cosa da perdenti che è vincere.» sigilla al meglio la figura di Bobby Fischer.
«Certe volte la vita è una danza che si interpreta meglio indossando i morbidi panni di Ulisse e non le rigide armature implacabili del divino Achille.»
«È l’umana via del compromesso. Della sopravvivenza.»

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