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Perturbamento di Bernhard

– Thomas Bernhard, 1995 – Adelphi – pp. 239 – € 12,00

Elogio della solitudine che per essere tale va necessariamente condivisa. Romanzo che inquieta perché ha tanta di quella bellezza dentro da annichilire. Un testo poderoso per il quale aggiungere note appare riduttivo e irriverente. La solitudine, la fobia nei confronti del prossimo, l’assoluta follia di un individuo che veleggia funambolicamente verso la più profonda saggezza. Il dolore e la consapevolezza per il divenire che ci annienta, lo sguardo lucido, proiettato verso il traguardo finale che accompagna costantemente ogni individuo, passo dopo passo. Vale la pena leggerlo e rileggerlo.

«molti medici, come ho potuto constatare tante volte, pur avendo ricevuto una formazione intellettuale schiettamente scientifica, non sono altro che uomini d’affari che agiscono e parlano come uomini d’affari»

«incontra sempre più gente proprio per essere sempre più solo.»

«Ciascuno di noi è completamente isolato in se stesso, anche se tra noi il legame è strettissimo.»
«La vita intera non è altro che un tentativo ininterrotto di ritrovarci.»

«Meglio essere spaventosamente stremati, aggiunsi, che essere profondamente disperati.»

«C’erano attimi in cui mi sentivo in grado senza alcuno sforzo di penetrare con lo sguardo nella creazione, che altro non è se non un’immane estenuazione. “Attimi” dissi. Ogni giorno mi rimettevo completamente per poi distruggermi da cima a fondo.»

«A mio avviso sapersi dominare era il piacere di trasformare se stessi, in virtù del proprio cervello, in un meccanismo che ubbidisce ai comandi che riceve.»

«Solo dominando se stesso in questo modo, dissi, l’uomo può essere felice e comprendere la propria natura.»

«Niente irrita di più dei libri, quando si vuole stare soli con se stessi, quando si deve stare soli con se stessi.»

«Insonnia totale e totale apatia spesso si alternavano in lui nella maniera più atroce, per giorni interi, senza che lui riuscisse a trovare la forza di uscire da questo suo stato.»

«Per una mia sciagurata caratteristica di non riuscire a vedere un individuo singolo, quello appunto che ho davanti agli occhi, perché vedo invece tutte le persone con cui il singolo è presumibilmente in contatto. Questo rende sempre difficili le mie riflessioni sulle persone. Allo stesso modo io considero, devo considerare ogni cosa in rapporto con tutte le cose possibili.»

«Le epidemie, dico, una volta che ci sono, è già troppo tardi. Per lo Stato, dico, è sempre troppo tardi. Nello Stato, così com’è oggi, tutto è sempre troppo tardi. Lo Stato dilapida le medicine per curare i cadaveri.»

«la sua famiglia, “questa incessante e infame amputazione dello spirito”»

«Ci capita molto raramente di essere disposti alla quiete»

«“Ho l’impressione che sia naturale che il mondo possa andare a pezzi da un momento all’altro. O è forse la natura che deve distruggere se stessa?” disse. “È un processo che parte sempre
dall’interno e si attua all’esterno”»

«Sono arrivato in verità al punto in cui l’idea che non esistano più confini è diventata certezza, sono arrivato allo stadio di permanente perturbamento della tarda età, all’isolamento sempre più filosofico, filosofistico dello spirito, stadio nel quale uno è continuamente conscio di tutto e il cervello in quanto tale, quindi, non esiste più… La verità è che io credo sempre più di essere tutto, perché in verità non sono assolutamente più nulla, per cui tutto ciò che è umano e umanamente possibile, tutto ciò che è umanamente possibile mi sembra solo umiliante.»

«mi sono reso perfettamente conto di questa situazione, soprattutto in rapporto ai miei parenti che io ho sempre definito persone prive di percezione. Mai era stata così chiara la nostra immensa distanza, il nostro immenso distacco, che era nello stesso tempo un’estrema vicinanza e comunanza nel dolore, ma non una comunanza nel tormento. Con gli altri uomini la mia è sempre stata una comunanza di dolore, mai di tormenti. Mi sembra di aver avuto per tutta la vita un unico incessante pensiero: Di quali sforzi straordinari è mai capace la mente umana!»

«Da molto tempo ormai io penso di vivere soltanto nel tormento, in un tormento che è il mio particolare tormento, un tormento che appartiene a me soltanto, in una natura che è la mia propria natura, sottratto ormai alla capacità umana di soffrire, troppo vecchio ormai, troppo lontano per età da ciò che è umano, da tutto ciò che è umanamente possibile.»

«Ogni uomo che vedo e ogni uomo di cui sento dire qualcosa, qualsiasi cosa, mi dimostra l’assoluta inconsapevolezza dell’intero genere umano, e che esso, il genere umano e la natura tutta sono una truffa. Una commedia! In effetti il mondo, come già è stato detto moltissime volte, è un palcoscenico sperimentale su cui si prova in continuazione. Dovunque guardiamo, vi è un continuo imparare a parlare, a camminare, a pensare, a recitare a memoria, a ingannare, a morire, a essere morti, tutto il nostro tempo se ne va in questo. Gli uomini non sono altro che attori che vogliono presentarci qualcosa che già conosciamo. Tutti imparano una parte»

«Ognuno di noi impara continuamente una parte (la sua) o più parti, oppure tutte le parti possibili e immaginabili, senza sapere perché (o per chi) le stia imparando. Questo palcoscenico sperimentale è uno strazio unico e quello che vi si recita non diverte nessuno. Su questo palcoscenico tutto avviene però con grande naturalezza. Ma si cerca sempre un drammaturgo. Quando si alza il sipario, lo spettacolo è finito»

«siamo nell’epoca dei soliloqui. E l’arte del soliloquio è un’arte molto più nobile di quella del discorso. Ma i soliloqui sono assurdi quanto i discorsi,»

«penso sempre che il mio interlocutore si sforzi di spingermi nel suo abisso proprio quando io sono appena uscito dal mio. I nostri interlocutori cercano sempre di spingerci contemporaneamente in tutti i possibili abissi. Tutti gli interlocutori si spingono a vicenda in tutti gli abissi»

«Tutto è sempre nelle teste di tutti. Esclusivamente nelle teste di tutti. Fuori dalle teste non esiste nulla. Di qualsiasi cosa io conversi con qualcuno.»

«Gli uomini si riducono in gran parte alle loro due caratteristiche principali, comperare e consumare, gli uomini hanno sviluppato, come vediamo adesso, soltanto questi due istinti, l’istinto di comperare e l’istinto di consumare.»

«Ognuno di noi continua a parlare un linguaggio che lui stesso non intende, ma che ogni tanto viene inteso. Il che ci permette di esistere e di essere perciò quanto meno fraintesi.»

«Gli uomini camminano insieme, parlano insieme, dormono insieme, ma non si conoscono. Se gli uomini si conoscessero non camminerebbero insieme, non parlerebbero insieme, non dormirebbero insieme.»

«Una profondità è sempre anche un’altezza, quanto più profonda sarà la profondità dell’altezza, tanto più alta sarà l’altezza della profondità e viceversa.»

«siamo chiusi in un mondo che cita continuamente tutto, prigionieri di quella citazione continua che è il mondo»

«Ognuno di noi ha dei periodi piuttosto lunghi in cui in verità non esiste, e fa soltanto finta di esistere. Talvolta in un uomo l’esistenza effettiva e quella simulata si mescolano in un modo che
gli è letale.»

«per il fatto stesso che io converso con qualcuno, sono spacciato»

«Considero il poetico un concetto molto sospetto, perché suscita nella gente l’impressione che il poetico sia la poesia e, viceversa, che la poesia sia il poetico. L’unica vera poesia, ho detto, è la natura, l’unica vera natura è la poesia.»

«In ogni libro scopriamo con orrore un uomo che gli stampatori hanno stampato a morte, che gli editori hanno pubblicato a morte, che i lettori hanno letto a morte.»

«Nessun uomo, comunque, ha mai la possibilità di esistere praticamente. Noi riusciamo a vivere grazie all’ipotesi che i problemi insuperabili di notte siano superabili di giorno.»

«Nel nostro pensiero noi non siamo ancora riusciti ad andare al di là del mondo. Andremo avanti soltanto quando il nostro pensiero si sarà lasciato il mondo completamente alle spalle. È necessario per noi poter dissolvere qualsiasi concetto, sempre e comunque.»

«Quanto più grandi sono le difficoltà, tanto più volentieri io vivo, questa frase l’ho passata e ripassata più volte, per notti intere, attraverso il mio cervello, affilandola come una lama.»

«Il mio rapporto con gli animali è tale da indurmi a pensare che essi parlino il linguaggio degli uomini, un linguaggio puramente emotivo, e che pratichino il pensiero umano. »

«All’animale io attribuisco un senso filosofico, e mi sembra che esso sia sempre sul punto di padroneggiare perfettamente la grammatica della natura, ed è per questo che io gli animali li temo.»

«Per me tutto va visto unicamente come una geometria di controversie, dubbi, sofferenze, insomma una geometria del tormento disprezzo tutto ciò che non richiede fatica, è il mio principio supremo, l’unico che io abbia. Esigo sempre il massimo sforzo. Ma del massimo sforzo la gente ha paura. »

«Tutto è mistificazione»

«sento che marcisco, lo sento e voglio andar via da questo posto, perché all’improvviso ho preso coscienza che questo è un posto dove uno marcisce, ma è troppo tardi.»

«Voler cambiare sempre tutto è per me un bisogno costante, una perfida smania che suscita dissidi estremamente incresciosi. La catastrofe ha inizio nel momento in cui si scende dal letto.»

Un commento

  1. Rosanna Cancila Rosanna Cancila

    Lettura “perturbante”… non conoscevo, non sapevo… chi è questo scrittore filosofo o filosofo che scrive?
    Incuriosita… confesso

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