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Mastro Geppetto di Stassi

– Fabio Stassi, 2022 – Sellerio – pp. 220 – € 16,00.

 

«Perché ci sono storie che non ci si dovrebbe mai stancare di raccontare, ognuno ha la sua, e forse è appena questo che vuol dire scrivere: raccontare cento e cento volte la stessa favola, per raschiare il destino che c’è sotto, e non alzarsi dalla sedia finché non si è finito, e dopo tornare a riscriverla ancora, e ancora, e quando si è arrivati in fondo cancellare tutto e ricominciare da capo.», questo scrive Stassi nella lettera di congedo dell’autore in conclusione del romanzo. “Mastro Geppetto” (recente vincitore del premio stresa narrativa) delinea un percorso di bellezza, riscrittura e rivisitazione di una storia ben nota. Eppure, a considerare bene, non può dirsi riscrittura quando dal pozzo incantato della fantasia si produce una storia del genere. E’ scrittura, nuova, maiuscola. Cesello delle parole, scultura della pagina, che riga dopo riga delinea la figura triste e malinconica di un nostrano don Chisciotte. Stassi si muove agevolmente tra le parole di un cammino che credo opportuno definire “neorealismo magico”.

«è tutta la vita che aspetto di andare via e di vivere come vive la gente di teatro, che non sta mai ferma in un posto.»

«Il guaio è che da molto tempo non aveva più nulla di cui doversi ricordare: non ricordava nemmeno come si fa, a ricordare, e non gli riusciva più di mettere in fila niente.»

«Di fronte allo spettacolo incomprensibile del mondo, anche il tempo aveva preso a oscillare vorticosamente, da un punto all’altro della sua memoria.»

«Così nemmeno da quelle parti lo volevano, era troppo povero persino per la morte.»

«Ma che importanza ha, un nome, non siamo tutti lo stesso sbuffo di fiato, che può ammutire da un momento all’altro?»

«Ci si rivolge a un amico che si conosce da molto tempo ed è naturale rammentare con lui il passato, e misurare l’oblio che saremo, e anche ridere per niente, con altre lacrime, ridere tanto da non sapere più se la vita sia questa mancanza o questa allegria.»

«Ma un nome ci vuole, un nome da ricopiare sui manifesti che si incollano sui muri dei villaggi.»

«C’è troppo dolore in queste stanze perché ragionevolmente non uccida tutti, prima o poi, e quando avverrà segnarsi il capo con la croce sarà un gesto grottesco.»

«Ripeteva sempre che senza gioia non siamo niente.»

«Nessun libro finisce; i libri non sono lunghi, sono larghi.» [G. Manganelli]

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