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Cronorifugio di Gospodinov

– Georgi Gospodinov, 2021 – Voland – pp. 320 – € 19,00.

«La scrittura arriva quando l’uomo si rende conto che la memoria non basta.»

Ci sono luoghi che abitiamo e spazi, spazi lontani in cui abbiamo vissuto, amato, vinto, subito sconfitte. Ci sono tempi che abbiamo abitato, certe volte tenuti distanti, altre celati nel profondo di un melanconico ricordo, da nascondere a noi stessi. Il passato è un luogo, un luogo in cui continuamente mettiamo dentro i nostri passi, alcune volte incerti, timorosi, altre più allegri e sicuri. Ciascuno di noi ha abitato un passato confortevole che richiama a sè come compagno e sostegno nei momenti difficili che il presente sa darci. Eppure, a ben vedere, non siamo che granelli di un rosario nel continuo filare del presente. Il passato è il granello che abbiamo appena visto scorrere davanti ai nostri occhi, incapaci di saperlo trattenere, così come accade per qualsiasi singolo istante del tempo. Ci sono spazi e tempi… E poi ci sono meraviglie, meraviglie come questo testo, rifugio per la mente. Meraviglie che sfidano il tempo, forse lo sfiorano, e in certe occasioni lo piegano, andando oltre.

«I romanzi e le storie danno un falso conforto di ordine e di forma. Sembra quasi che qualcuno tenga tutti i fili dell’azione, conosca l’ordine e la conclusione, quale scena viene dopo un’altra. Un libro davvero audace, audace e sconfortante allo stesso tempo, sarebbe quello in cui tutte le storie, accadute e non accadute, fluttuino intorno a noi nel caos primordiale, gridino e sussurrino, preghino e sghignazzino, si incontrino e si separino nel buio. La fine di un romanzo è come la fine del mondo, è bene che si rimandi.»

«Del mio desiderio di essere un altro, altrove, ad abitare un altro tempo e altre stanze. Avevamo in comune l’ossessione del passato. Con una piccola ma essenziale differenza. Io rimanevo straniero ovunque, mentre lui si sentiva ugualmente a suo agio in tutti i tempi. Io bussavo alle porte di anni diversi e lui era già là, mi apriva, mi faceva entrare e poi spariva.»

«Solo il diario può far incontrare in questo modo il privato e la storia.»

«Quand’è che il quotidiano diventa storia?»

«Muoiono sempre gli altri, e noi mai.»

« Devi essere spietato nei confronti del passato. Perché anche il passato è spietato.»

«Questo organo rudimentale, una sorta di appendice, che può infettarsi col tempo, tira e ti fa male. Se puoi vivere senza, taglialo e vattene via, se no, è meglio che te ne stai buono.»

«Ci sono voci che subito raccontano una storia.»

«Non è casuale questo affluire di tanta gente senza memoria, oggi… Sono qui per dirci qualcosa. E credimi, un giorno, molto presto, molti cominceranno a scendere nel passato da soli, a “perdere” la memoria di propria volontà. Si profila un tempo in cui sempre più persone vorranno nascondersi nella loro grotta e tornare indietro. E non da una bella situazione, in ogni caso. Dobbiamo essere pronti con rifugi antiaerei del passato. Chiamali pure, se vuoi, “cronorifugi”.»

«Il passato non è solo quello che ti è capitato. A volte è quello che ti sei solo inventato.»

«La vera vita del mondo e dell’uomo può essere descritta attraverso alcuni pomeriggi, attraverso la luce di alcuni pomeriggi, che sono i pomeriggi del mondo.»

«Penso che tutta la nostra memoria degli odori venga dall’infanzia, è immagazzinata lì, in quel settore del cervello che conserva i primi ricordi[…]E così ho viaggiato, raccolto odori e pomeriggi.»

«Quanto passato può sopportare un uomo?»

«Se non siamo nella memoria di qualcuno, esistiamo davvero?»

«Come si invecchia di fronte alla morte, sempre più lontani dalla vita, e come si salva quello che non si può salvare? Almeno come ricordo? Dove va a finire poi tutto questo passato individuale?»

«La gente ha bisogno di raccontare, penso.»

«Ormai ricordo molto di più i libri che non ho letto di quelli che ho letto. Non mi sembra un’anomalia, è come per le cose che non sono successe.»

«L’uomo ha diritto alla felicità anche nella malattia.»

«“sincronizzazione” tra tempo interiore e tempo reale.»

«La vita è più di una sconfitta.»

«Non avevamo mai sospettato prima che la perdita della memoria potesse essere fatale. O almeno io non l’ho mai sospettato. L’ho sempre considerata piuttosto una metafora. Ci si rende improvvisamente conto di quanta memoria uno porti nel proprio corpo, cosciente e inconscia, a tutti i livelli. Il modo in cui le cellule si riproducono è anch’esso memoria. Una sorta di memoria corporea, cellulare, dei tessuti. Cosa succede quando la memoria comincia a venire meno? Dapprima dimentichi singole parole, poi volti, stanze, cerchi il bagno dentro casa tua. Dimentichi quello che hai imparato nella vita, non è poi molto e scomparirà in fretta.»

«Il passato non è qualcosa di astratto, è fatto di molte piccole cose concrete.»

«Da qualche parte in Siberia hanno cominciato a sbocciare semi che erano stati per 30.000 anni nella terra gelata. La terra aprirà i suoi archivi, anche se non è chiaro se ci saranno lettori.»

«Ora, con l’avvento dell’antropocene, per la prima volta il ghiacciaio, la tartaruga, il moscerino della frutta, il ginkgo biloba e il lombrico avvertono con tanta forza che qualcosa è cambiato nel tempo degli uomini. Noi siamo l’apocalisse del mondo.»

«Dato che l’Europa del futuro è ormai impossibile, scegliamo l’Europa del passato. È semplice, quando non hai un futuro, voti per il passato.»

«Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. [Da John Donne]»

«Chissà se le cose si ricordano di noi, sarebbe una consolazione.»

«Tutto quello che non ho il coraggio di fare si trasforma in storie.»

«Quanto più una società dimentica, tanto più qualcuno produce, vende e completa con una memoria surrogato le cavità che si sono rese libere. L’industria leggera della memoria. Il passato, fatto di materiali leggeri, una memoria di plastica come uscita da una stampante 3D. Una memoria secondo le necessità e la domanda.»

«Secondo i Celti, uno dei primi segnali dell’apocalisse è nella confusione delle stagioni.»

«Là dove c’è il buio, sonnecchia sempre un miracolo.»

«Quando le persone con le quali hai condiviso un passato se ne vanno, ne prendono con sé una metà. In realtà tutto, perché non esiste mezzo passato. È come se tu avessi tagliato verticalmente una pagina in due e leggessi le frasi solo fino alla metà, mentre l’altro legge la fine. Nessuno ci capirebbe niente. Quello che teneva in piedi l’altra metà, non c’è più. Quello che è stato così vicino nei giorni, le mattine, i pranzi, le cene e le notti, nei mesi e negli anni di questo passato… Non c’è chi possa confermarlo, non c’è con chi poter suonare insieme all’unisono. Il passato si suona solo a quattro mani, almeno a quattro mani.»

«Tutto accade anni dopo essere accaduto… Ci vuole tempo e un racconto perché accada quanto è già accaduto… senza fretta, come si sviluppavano le fotografie di una volta, e l’immagine pian piano appare nell’oscurità…»

«Alla fine è sempre la banalità a vincere, la trivialità e i suoi barbari prima o poi irrompono e conquistano gli imperi delle ideologie pesanti.»

«Talmente tante volte non ci sono. Il mondo è sovraffollato dalla mia assenza. La vita sta là, dove io non sono. Dovunque io sia.»

«L’uomo non è fatto per vivere nella prigione di un corpo e di un tempo.»

«E cominciarono geminazioni in massa di cosa è stato e di cosa non è stato…»

«Sempre più dettagliate, sempre più vicine agli avvenimenti reali, a volte più reali di loro. E nessuno ormai sarà più in grado di distinguere cosa è verità e cosa è sembianza… Una trapassa nell’altra e, quando si versa sangue vero, caldo, umano, la gente applaudirà come a teatro, mentre altrove un colorante rosso, estratto da cinabro velenoso, lo prendono per sangue e si imbestialiranno a dismisura…»

«Il tempo non è il secondo attuale, appena trascorso, ma un’intera serie di fallimenti all’indietro (e di fallimenti in avanti), un cumulo di macerie.»

«Gli uccelli cantavano anche durante la guerra. In questo sta tutto l’orrore… e il conforto.»

«Tutta la mia vita è cucita con vite di altri. E quella che vivo adesso è un’altra vita, di chi, non posso saperlo. Mi sento come un mostro, rattoppato da tempi diversi.»

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