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Una notte di Calaciura

– Giosuè Calaciura, 2022 – Sellerio – pp. 212 – € 16, 00.

 

Più si avvicinava più riconosceva gli stessi tratti dell’agnello che abbracciava nelle notti fredde di pioggia, il candore innocente di essere nato ma solo per morire presto, il mistero dell’infanzia e dell’ingiustizia naturale della crescita, il pianto come un belato inarticolato che svelava la condizione sacrificale degli ultimi e dei fragili.

Di fili intrecciati come destini e destini sfibrati dalla fatica del vivere. Di speranze e attese con gli occhi rivolti al cielo in cerca di un segno illuminante e di luci spente nell’incedere oscuro dei giorni. C’è la dolcezza inebriante del miele contrapposta al sapore acre del sangue in questi splendidi bozzetti. C’è un percorso convergente che Calaciura intraprende verso il punto focale, in una notte speciale di nascita, o rinascita della speranza. C’è l’idea del sacrificio quale fronte comune affinché qualcosa di straordinario accada e se alla fine nulla di straordinario è accaduto c’è la straordinarietà dell’attesa a sollevare le vite quotidiane dal loro incedere grigio e mesto.
E c’è la prosa di Calaciura a menare il cammino, a condurre il lettore. Attraverso una scrittura che si staglia netta, precisa, con vette di poesia notevoli che raramente si colgono nel panorama letterario italiano contemporaneo.

il Bambino era nato nel sospiro di sollievo collettivo di quelli che già dalla prima notte si erano spinti sino alla stalla nel fondo della campagna per ascoltare il vagito che sembrava racchiudere ogni pianto e urlo, ogni lamento e sconforto ma anche l’inaudita e incomprensibile necessità di venire al mondo

 

i fulmini sono solo attimi di luce dimenticati dal giorno.

 

immaginava che la vita fosse quella e che la felicità giocasse a nascondino tra le pieghe delle fatiche e dell’abiezione.

 

Sembravano vecchi come il tempo. Persino i bambini apparivano decrepiti come mummie appena liberate dalle fasce. Forse per le tempeste di sabbia, forse perché il mondo nella stanchezza degli anni e delle stagioni, nella fatica di riproporre il giorno e la notte, sopraffatto dalla prepotenza degli uomini, non aveva altre novità, nemmeno biologiche. Si nasceva anziani.

 

 

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