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La matematica è politica di Valerio

– Chiara Valerio, 2020– Einaudi – pp. 112 – € 12,00.


«Il lettore, come chi studia matematica e in generale chi studia, è capace di stare da solo. Chi sta da solo è politicamente complesso perché non deve essere intrattenuto. Chi sta da solo si intrattiene da solo, con i propri modi e i propri tempi, sfugge alla dittatura. La dittatura dell’intrattenimento è un’altra forma di negazione del tempo (come prigionia, tortura, persecuzione).»
C’è una frase particolarmente azzeccata in questo testo di Valerio: «Alla manutenzione l’Italia preferisce  l’inaugurazione». In poche parole si concentra l’essenza di ciò che è scivolato nell’accezione di politica. Aprire costantemente nuove strade per invogliare nuovi consumatori, nuovi elettori che dovranno necessariamente essere accalappiati con gli abbagli delle novità, mentre quel che ci ritroviamo sotto i piedi crolla inesorabilmente sotto il peso del non amore.
“La matematica è politica” invita ad una riflessione sul metodo, sul sistema, sui principî che dovrebbero spingere i cittadini a fare politica. A partire dalla coltura (non è un refuso) della scuola che permea sempre meno le maglie della nostra società e inevitabilmente ne segna la decadenza.

«La conoscenza è un processo ed è accessibile a tutti, non è il privilegio di una casta di principi o di preti.»

«Studiare, nella dittatura dell’immediato, che viviamo, è un verbo scomodo, pieno di conseguenze e al quale è stata sottratta la sinonimia, naturale, con progettare o immaginare. Un processo, lungo e lento, nel quale i professori di scuola primaria e secondaria sono stati laboratorio di accuse riassumibili nel trito slogan “Con la cultura non si mangia”. Poi è toccato agli altri, professori universitari, giornalisti, segretari comunali, medici condotti, deputati e senatori, editori, a tutte le figure di mediazione che, al netto degli abusi di posizione, garantiscono, mantengono, nutrono la democrazia di un paese. Un processo, lungo e lento, atto a trasformare la vita sociale in una vita economica, piú economica, solo economica e i cittadini in consumatori.»

«quanto conoscere sia un processo che conduce al dubbio piú che alla certezza.»

«l’istruzione è un processo orizzontale e collettivo, mentre la cultura è verticale e singolare. La cultura è una scelta individuale.»

«cerchiamo lo spettacolo, l’evento, la trovata, invece di lasciare intendere che per capire le cose, e dunque per stupirsene, ci vogliono tempo e intenzione.»

«La scienza non avanza per certezze, ma per ipotesi: è verificabile. Le verità della scienza evolvono. E pensare agli scienziati come ai sacerdoti della soluzione o della guarigione è un modo di delegare la responsabilità politica. Oltre che di istituzionalizzare come scienza qualcosa che è il contrario della scienza: la certezza fideistica.»

« La democrazia è complessa. La dittatura è piú semplice. Uno comanda, tutti gli altri eseguono. La dittatura non è matematica, non si evolve e non si interpreta, cambia colore ma funziona sempre allo stesso modo: uno  comanda, tutti gli altri eseguono. Non ha altra conseguenza, altra implicazione che l’obbedienza. Non ha altra ipotesi che il principio di autorità. La democrazia è matematica, si basa su un sistema condiviso di regole  continuamente negoziabili e continuamente verificabili. La democrazia, come il linguaggio, e tra i linguaggi la matematica, non è naturale, non è un fiore che sboccia, è una costruzione culturale e dunque, in quanto tale, va continuamente ridiscussa, la democrazia non rinverdisce a primavera come certi alberi, bisogna sceglierla, come si sceglie il linguaggio […] La democrazia non istiga alla colpa, ma alla responsabilità, non alla differenza ma all’uguaglianza davanti ai diritti e ai doveri. Non esclude, crea comunità.»

«l’errore è la nostra caratteristica principale.»

« Il linguaggio ci rende non riducibili alle nostre caratteristiche e informazioni biologiche, genetiche e  tecnologiche perché permette di raccontare. E raccontando di creare versioni. Siamo anche quello che tutti gli altri vedono di noi, la nostra libertà di azione e racconto ha come limite e sprone la libertà di azione e racconto degli altri.»

« la fiducia è l’unica vera resistenza al presente, la fiducia è creativa. E per averla bisogna avere idee e  dismettere i miti di morte (fine della storia, fine del futuro, fine del mondo), e tentare approssimazioni.»

«penso che l’unica difesa dalla dittatura dell’intrattenimento sia la lettura.»

«C’è pure chi educa, senza nascondere l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni sviluppo ma cercando
d’essere franco all’altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato.»
[Danilo Dolci]

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