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La zavorra più pesante


Da settimane aveva un lavoro da concludere, e poca voglia di farlo. Un romanzetto di quelli semplici semplici. Un intrigo che si svela agli occhi del lettore al primo paragrafo del capitolo introduttivo, scritto per altro senza grazia alcuna. Una di quelle bozze che era solito smaltire in poche ore. Lasciava stare stile e forma (non ve n’era traccia alcuna), limitandosi a controllare refusi e punteggiatura. Ma quelle poche pagine, nemmeno cento, non riusciva a digerirle. Scritte senz’anima. Costruite a tavolino. Senza errori, senza possibili ritorni. Fatte di strade ben definite, esatte. Dunque quelle pagine puzzavano di falsità lontano un miglio. Il nostro correttore di bozze sapeva bene d’aver addosso migliaia di difetti, ma rifuggiva la falsità. Così come gli occhi bassi a scrutar la terra, e le pupille nascoste sotto parole dolci, compagne delle voci di tante donne da lui conosciute.
Col fastidio in gola per quei pochi centesimi che tardavano ad esser guadagnati, aveva provato a far colazione di primo mattino. In una delle fasi del giorno che nella sua esistenza non era ben delimitata. Poteva alzarsi di primo mattino come spegnersi esausto per le alcoliche fatiche quotidiane inframmezzate dai residui d’incontri amorosi. Ancora qualche colpo in canna aveva da sparare.
Quel particolare mattino di primavera inoltrata non l’avrebbe certo dimenticato facilmente. La telefonata, giunta inaspettata a rompere il ritmo di un’insignificante punteggiatura, aveva galvanizzato il suo quotidiano oziare e l’atmosfera intorno pareva essergli meno avversa.
Eppure, nonostante l’adrenalina nuova in corpo, non aveva cambiato le sue abitudini. Non era uscito in strada sgambettando a prender aria buona. Non s’era fermato ad aiutare la vecchina dirimpettaia a rassettar la spesa. Non aveva perduto il suo preziosissimo tempo a smistare la posta che giaceva all’ingresso come tappetino di benvenuto per visitatori assenti. Né se n’era andato in giro a portare a spasso il cane che mai aveva avuto. A voler essere pignoli il non avere un cane era un problema superabile. Avrebbe potuto chiederlo alla tette sode del secondo piano che s’accompagnava ad un insopportabile barboncino dal guaito di leone. E se quel piccolo felino dagli occhi feroci non avesse accettato la sua compagnia avrebbe potuto rimediare altrimenti rivolgendosi alla culona del quarto e al suo docile yorkshire. Ma non voleva abusare più di quanto già faceva delle care condomine.
La procace il martedì, fisso. Quando il marito faceva il turno la notte, e poco prima d’andare a lavoro passava, puntuale come un orologio svizzero, a gustare un sorso di Glenn Grant, che alla fine diventava sempre un quarto di bottiglia. Poi s’incamminava in fabbrica col sorriso sulle labbra. E il nostro correttore di bozze in ciabatte, senza nemmeno agghindarsi, saliva su per una notte dispendiosa. La culona era più estemporanea. Bussava con un fare ridicolo. Era lei a cercarlo. E lui ad accoglierla. Sapeva di burro, e questo la rendeva appetibile. Ma non aveva nessuna capacità intellettuale, e così spesso il nostro, dopo aver consumato in tutte le maniere possibili, stanco e appagato, si girava a ronfare.
Quel mattino, dopo aver posato il ricevitore telefonico, vecchio arnese di una tecnologia passata di moda, cui amava circondarsi, non s’era nemmeno proposto di prendere una bella bottiglia e festeggiare. Se n’era rimasto seduto, completamente nudo sulla sua poltrona. Una sigaretta dopo l’altra, una fantasia dopo l’altra a sfogliare riviste d’anni trascorsi, senza nessuna logica messe alla rinfusa per la stanza, così come i libri e le bozze che ancora non aveva avuto l’ardire di leggere. S’alzò repentinamente, come se un moto di vita l’avesse preso alla gola, destandolo dal torpore degli ultimi mesi. Si guardò intorno, e pensò di riempire in qualche modo una valigia. Qualcosa d’essenziale e completo che potesse accompagnarlo lungo il nuovo viaggio che stava per intraprendere. E sorridendo si rese conto di poter fare a meno di tutto, tranne che di sé stesso. La zavorra più pesante.

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